Decine di migliaia di persone hanno raggiunto Gerusalemme sabato sera dopo una marcia di 5 giorni da Tel Aviv, manifestando contro il piano del governo di riformare il sistema giudiziario. La protesta ha avuto inizio martedì notte nella città costiera di Tel Aviv, a circa 40 miglia di distanza, e ha visto un crescente numero di partecipanti unirsi ai manifestanti lungo il percorso. Alla fine, il numero dei manifestanti è salito a oltre 20.000 nonostante le temperature asfissianti, vicine ai 100 gradi Fahrenheit.
La marcia ha catturato l’attenzione di tutto il paese e riflette la profonda opposizione a un piano proposto dal governo di destra del Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Secondo il governo, il sistema giudiziario attuale concede troppo potere alla Corte Suprema, privando di conseguenza i rappresentanti eletti di una sufficiente voce nelle decisioni governative. Il piano mira quindi a limitare la capacità della Corte Suprema di sovvertire le decisioni del governo attraverso il criterio di “ragionevolezza”.
Tuttavia, i critici della riforma giudiziaria sostengono che essa mina i principi democratici e limita i controlli sul potere del governo. Molti temono che la riforma possa portare a una maggiore polarizzazione nella società israeliana e indebolire i diritti delle minoranze. Si teme anche che ciò possa consentire al governo, considerato il più ultranazionalista e ultraconservatore nella storia di Israele, di attuare politiche meno pluralistiche.
La riforma proposta ha suscitato un acceso dibattito pubblico e proteste in tutto il paese. Le manifestazioni hanno coinvolto non solo la gente comune, ma anche importanti istituzioni del paese. Ad esempio, la più grande organizzazione sindacale d’Israele, l’Histadrut, ha tenuto un incontro di emergenza in risposta al piano del governo e potrebbe persino indire uno sciopero generale. Inoltre, un gruppo di ex alti dirigenti della sicurezza israeliana ha firmato una lettera congiunta chiedendo al Primo Ministro Netanyahu di posticipare la votazione sulla legge, a meno che non sia rivista per consenso, citando le proteste dei riservisti militari e i rischi risultanti per la capacità militare del paese.
Le preoccupazioni riguardo alle possibili implicazioni della riforma hanno spinto molte persone a partecipare alla marcia storica da Tel Aviv a Gerusalemme. I manifestanti hanno espresso la loro determinazione a proteggere le istituzioni democratiche del paese e a preservare un sistema giudiziario equo e indipendente.
Il governo, tuttavia, sostiene che la riforma ristabilirebbe un giusto equilibrio tra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, permettendo una maggiore espressione della volontà democratica del popolo. La votazione sulla legge è prevista per lunedì, ma le trattative per raggiungere un compromesso tra governo e opposizione sono ancora in corso e potrebbero portare a un eventuale rinvio o revisione della proposta.
La situazione rimane tesa, e il paese continua a essere spaccato tra chi sostiene la visione più conservatrice del governo e chi difende una maggiore protezione delle istituzioni democratiche e dei diritti individuali. Mentre le negoziazioni continuano, la nazione tiene il fiato sospeso in attesa di vedere come si svilupperà questa delicata questione che incide sul futuro stesso del paese.