La proposta di riforma del sistema giudiziario in Israele, presentata dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu e sostenuta dai partiti di destra nazionalista laica e dai partiti ultraortodossi, prevede alcuni importanti cambiamenti nel funzionamento della giustizia nel paese. Ecco i principali elementi della riforma:
- Modalità di nomina dei giudici: Attualmente, i giudici della Corte suprema e delle corti inferiori sono selezionati da una commissione composta da nove membri. Tuttavia, solo quattro membri di questa commissione sono scelti dal governo. La proposta di riforma mira a modificare questa composizione, portando a 11 il numero di membri della commissione e aumentando a otto i membri di nomina politica. Questo significherebbe che il governo avrebbe il controllo totale sulle nomine dei giudici, inclusi quelli della Corte suprema, sollevando preoccupazioni riguardo all’indipendenza del potere giudiziario.
- Poteri della Corte suprema: La Corte suprema israeliana ha attualmente il potere di abolire le leggi approvate dalla Knesset, il parlamento israeliano, se le giudica in contrasto con i principi espressi dalle Leggi fondamentali del paese. Inoltre, i giudici possono intervenire nei provvedimenti amministrativi del governo utilizzando la “clausola di ragionevolezza”, che consente loro di annullare provvedimenti amministrativi giudicati “irragionevoli”. La proposta di riforma mira a limitare questo potere. In particolare, il governo vorrebbe eliminare la “clausola di ragionevolezza”, consentendo alla Corte suprema di esaminare esclusivamente se una legge è conforme alle Leggi fondamentali.
- Potere del parlamento di annullare le decisioni della Corte suprema: La proposta di riforma prevede anche che il parlamento possa annullare le decisioni della Corte suprema riguardo all’abolizione di una legge. Questo significherebbe che se la Corte suprema decidesse di annullare una legge approvata dal parlamento, il parlamento potrebbe votare nuovamente per ignorare tale decisione e mantenere la validità della legge. Questo richiederebbe solo una maggioranza semplice nel parlamento, potenzialmente mettendo la Corte suprema sotto il controllo politico del governo.
In sintesi, la riforma proposta dal governo di Netanyahu mira a ridurre i poteri della Corte suprema e ad aumentare il controllo politico sul processo di nomina dei giudici. Se approvata, questa riforma potrebbe avere implicazioni significative sull’indipendenza del potere giudiziario e sul sistema di bilanciamento dei poteri in Israele, suscitando preoccupazioni riguardo alla salute della democrazia nel paese.