Nella periferia di una piccola città nell’ovest dell’Irlanda chiamata Ennis, c’è un enorme appezzamento di terreno, dove attualmente si svolge attività agricola, questo appezzamento indicativamente grande come 30 campi da calcio è stato acquistato da una misteriosa azienda che ha presentato domanda per sviluppare un nuovo data center, se la richiesta dovesse essere accolta diventerebbe il più grande del paese.
La società si chiama Art Data Centers Ltd e ha sede a Dublino, secondo il sito di controllo dei registri della società irlandese SoloCheck il suo direttore e segretario sono stati coinvolti in più di 6.500 altre società irlandesi quotate di cui 3.000 sono state chiuse. Non è chiaro per cosa verrà utilizzato il data center, né se alla fine potrebbero essere coinvolte altre grandi aziende tecnologiche.
È però molto probabile che l’investimento di 1,2 miliardi di euro venga accolto favorevolmente dal governo irlandese, che sta investendo nello “sviluppo di infrastrutture strategiche” come i data center, nonostante le preoccupazioni ambientali visto che queste strutture potrebbero seriamente minare l’impegno del Paese a ridurre le emissioni di carbonio alla metà entro il 2030.
Perché l'Irlanda è un paese così attraente per le grandi aziende tecnologiche? Innanzitutto dobbiamo considerare le aliquote fiscali che sono tra le più basse del mondo che rendono questo paese un vero e proprio paradiso fiscale all'interno dell'Europa, poi dobbiamo aggiungere l'ambiente normativo più amichevole e accomodante del continente per poi considerare infine l'esistenza in questo paese del miglior abitat per installare un data center perché il clima temperato dell'Irlanda aiuta a ridurre di molto la quantità di energia necessaria per raffreddare i server. Ecco spiegato perché le più grandi aziende tecnologiche come Google(GOOGL), Meta(FB)(Facebook), Intel (INTC) e Apple(AAPL) hanno tutte la sede europea in questo paese.
Secondo l’operatore elettrico statale EirGrid, i data center consumano circa il 17% dell’energia generata in Irlanda nel 2021.
EirGrid osserva che i data center irlandesi sono così bisognosi di energia che negli ultimi quattro anni la potenza richiesta è stata l’equivalente di aggiungere mezzo milione di case alla rete.
Le autorità locali di Ennis stanno sostenendo la costruzione del data center, definendolo un progetto chiave del piano economico strategico della città. Gli sviluppatori affermano che il centro creerà 250 posti di lavoro permanenti e 1.200 temporanei durante la costruzione, contribuendo anche a delocalizzare il settore tecnologico lontano da Dublino, riducendo così la pressione sulla rete elettrica della capitale.
Già nel 1997, Ennis ha ricevuto il titolo di “Città dell’era dell’informazione” irlandese, insieme a un’iniezione di capitali di circa 22 milioni di dollari dalla società di telecomunicazioni irlandese Telecom Eireann che ha fornito a più dell’80% delle case computer a prezzi scontati e a tutte le scuole della città nuovi computer e connessioni Internet gratuite.
Le autorità di Ennis sono ansiose di ottenere una fetta di quella torta, con la speranza che il data center possa portare posti di lavoro e crescita nell’Irlanda occidentale. Ma il fabbisogno energetico del data center Ennis è sbalorditivo.
Secondo il suo piano, il centro comprende sei edifici a due piani e un enorme centro energetico di 50.310 piedi quadrati, con 18 motori a gas naturale e 66 generatori di backup diesel. I piani dicono anche che i pannelli solari saranno posizionati su ciascuno dei centri e che la raccolta dell’acqua piovana è inclusa nello sviluppo.
I documenti di pianificazione degli sviluppatori affermano anche che il suo potenziale impatto ambientale non sarà significativo “in relazione agli obblighi dell’Irlanda nell’ambito dell’obiettivo UE 2030”, si prevede che il sito emetterà l’equivalente di 657.000 tonnellate di CO2 all’anno, pari a circa l’1,1% di Il totale stimato dell’Irlanda nel 2020.
Il problema è che l’1,1% non è una cifra cosi insignificante, potrebbe esserlo se si considera questo singolo data center, ma se consideriamo che in media ogni data center consuma dallo 0,3 all’1% delle emissioni annuali dell’Irlanda e nel paese attualmente ce ne sono circa 70, il dato non è più rassicurante.
L’Irlanda si è impegnata a fornire fino all’80% della sua elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030. Ma con un data center medio che utilizza tanta elettricità quanto una piccola città irlandese, è probabile che quei centri continueranno ad essere almeno in parte alimentati da combustibili fossili.
L’autorità di regolamentazione irlandese per l’energia e l’acqua, la Commission for Regulation of Utilities (CRU), ha avvertito che un’impennata nella crescita dei data center potrebbe comportare blackout continui, spingendo i legislatori a chiedere un divieto temporaneo di nuovi data center.
Alcuni luoghi, comprese parti dei Paesi Bassi, hanno già o stanno attualmente applicando moratorie sui data center a causa di problemi ambientali. Il governo di Singapore nel 2019 ha imposto una moratoria temporanea su tutti i nuovi progetti di data center per moderare la crescita del settore, che ha rappresentato circa il 7% del consumo totale di elettricità del paese quell’anno. Da allora, il governo di Singapore ha consultato esperti del settore su come garantire una crescita sostenibile, la cui revisione dovrebbe concludersi quest’anno.
In ogni caso il portavoce del Dipartimento per l’ambiente, il clima e le comunicazioni ha affermato che “ulteriori misure (normative) saranno prese in considerazione per gestire la domanda dei grandi utenti, come i data center. Ciò sarà nel contesto dei nostri obiettivi climatici nazionali e delle esigenze future del rete (elettrica) […] Saranno necessari ricerca e sviluppo, per mettere saldamente l’Irlanda sulla strada per data center a zero emissioni di carbonio”.
Nonostante queste rilassate dichiarazioni del dipartimento per l’ambiente, l’Irlanda risulta oggi in netto ritardo sulla strada per raggiungere l’obiettivo dell’80% di energie rinnovabili per il 2030, stremo a vedere come riusciranno a raggiungere il risultato senza abbandonare la sete di sviluppo.
Fonti: CNN 23 Gennaio 2022, Kara Fox