Il Primo Ministro della Malesia, Najib Razak, ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di dimettersi in seguito allo scandalo finanziario di 700 milioni di dollari che lo ha coinvolto. Ha inoltre accusato i manifestanti di dimostrare un “debole spirito nazionale” tenendo una massiccia manifestazione per chiedere le sue dimissioni alla vigilia del giorno nazionale del paese.
Dopo un weekend di manifestazioni, il governo ha ripreso il controllo delle strade di Kuala Lumpur, e Najib Razak insieme ai ministri del suo gabinetto ha partecipato a una parata di gala che ha coinvolto 13.000 persone. Hanno osservato gli aerei sfrecciare sopra la storica Independence Square, circondata da decine di migliaia di manifestanti nel corso del weekend.
Il Primo Ministro ha criticato gli attivisti della coalizione per elezioni pulite e giuste, nota come Bersih, per la loro protesta, definendola un segno di “mente superficiale e debole spirito nazionale”. Ha sottolineato che tali proteste potrebbero disturbare l’ordine pubblico e che non erano il modo giusto per esprimere il dissenso in un paese democratico.
Najib ha difeso la Malesia dall’accusa di essere uno stato fallito e ha sostenuto che i manifestanti stavano deturpando l’immagine del paese. Ha ribadito la sua ferma intenzione di non cedere alle pressioni e di mantenere il corso intrapreso.
Il giorno nazionale della Malesia è trascorso pacificamente, con una stima di 35.000 manifestanti secondo la polizia, ma il movimento Bersih ha sostenuto che il numero è aumentato a 300.000 il domenica rispetto ai 200.000 del sabato.
Najib ha minimizzato il numero di manifestanti, dichiarando che anche centinaia di migliaia di persone sostengono il governo. Tuttavia, i manifestanti hanno dimostrato di voler un cambiamento nella leadership del paese.
Tra i manifestanti, c’è stata la partecipazione anche di Mahathir Mohamad, ex Primo Ministro della Malesia, che ha sostenuto le richieste di dimissioni di Najib. Mahathir ha sottolineato la necessità di un potere popolare per rimuovere Najib e ripristinare lo stato di diritto.
La crisi politica in cui è coinvolto Najib è stata innescata da documenti trapelati a luglio, che mostravano trasferimenti di fondi per circa 700 milioni di dollari nei suoi conti privati da parte di entità legate al fondo di stato indebitato 1MDB. Il Primo Ministro ha affermato successivamente che il denaro era una donazione proveniente dal Medio Oriente e ha licenziato il suo vice critico, quattro altri membri del gabinetto e il procuratore generale che stava conducendo le indagini.
Le proteste hanno attratto principalmente una folla urbana con una partecipazione minore di malaysiani di etnia, il che potrebbe spiegare la ragione per cui il governo di Najib ha permesso che la manifestazione proseguisse. La Malesia è composta principalmente da malaysiani musulmani, che formano il nucleo di supporto del partito al potere, ma include anche significative minoranze cinesi e indiane, sempre più vocali nella loro opposizione al governo negli ultimi anni.
Il governo malese ha affrontato una crescente opposizione a causa delle riforme lente e dell’aumento dell’autoritarismo di Najib, che hanno ostacolato l’aspirazione del paese di diventare una nazione sviluppata entro questo decennio.
Sebbene il sostegno al Fronte Nazionale di Najib sia diminuito negli ultimi due scrutini generali, il partito ha ancora mantenuto il potere. Tuttavia, le preoccupazioni per lo scandalo politico hanno contribuito alla caduta della valuta malese ai minimi degli ultimi 17 anni.
Nonostante le difficoltà, Najib ha rifiutato le paure di un crollo economico e ha assicurato che la Malesia è stabile, con solide basi e rimarrà competitiva. La crisi politica continua a scuotere il paese e solo il tempo dirà come si evolverà la situazione, con i cittadini che esprimono apertamente il loro dissenso e la richiesta di cambiamento.